DECOSTRUZIONE PRATICA DELL’ANTROPOCENTRISMO…

Pubblichiamo, qui di seguito, il testo che è stato diffuso in seguito all’ azione diretta a Capergnanica (CR), nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2014 dal sito americano Bite Bike.

“DECOSTRUZIONE PRATICA DELL’ANTROPOCENTRISMO, OVVERO, METICOLOSA OPERAZIONE DI SMANTELLAMENTO DI UN ALLEVAMENTO DI VISONI IN COSTRUZIONE. ESEGUITA NELLA NOTTE TRA IL 25 E IL 26 MARZO A CAPERGNANICA IN PROVINCIA DI CREMA, NELLA PROPRIETA’ DELL’AZIENDA AGRICOLA “MASTER”. STATO DELL’ALLEVAMENTO PRIMA DELL’INTERVENTO: 8 GETTATE DI CEMENTO, 4 CAPANNI DI CUI 2 GI ALLESTITI CON LE GABBIE. UN GABBIOTTO DA CANTIERE E UNA STRUTTURA IN CEMENTO CON SOLO I MURI PORTANTI.AZIONI:-APERTI 3 COMODI BUCHI NELLA RETE DEL PERIMETRO ALTA 2 METRI E MONTATA SU UN MURETTO DI UN METRO. -INCOLLATE CON CHIODI E ACCIAIO LIQUIDO LE SERRATURE DEL CANCELLO.-ASPORTATE LE GABBIE CHIAMATE “NIDI” E SCHIACCIATE UNA PER UNA. -TAGLIATO IL MECCANISMO DI APERTURA DI OGNI GABBIA E DEFORMATI GLI SPORTELLI.-CREATI DEI BUCHI NELLA RETE NEL RETRO DELLE GABBIE. -SMONTATE ALCUNE PARTI METALLICHE IMPORTANTI DELLE STRUTTURE DEI CAPANNI SENZA GABBIE E FATTE SPARIRE. -ASPORTATE LE TRE POMPE DELL’ACQUA E FATTE SPARIRE ANCHE QUESTE. -ASPORTATO L’IMPIANTO ELETTRICO E SPACCATO CONTATORE DEL GABBIOTTO DEL CANTIERE, SUCCESSIVAMENTE CHIUSO A CHIAVE. CHIAVI ANDATE POI PERSE. -TAGLIATI CAVI DELLA BETONIERA. -LASCIATE SCRITTE COME “CAMBIA IDEA” E VERNICE OVUNQUE. CONCLUSIONI: -QUESTA AZIONE DI SABOTAGGIO HA COLPITO L’ALLEVAMENTO PRIMA ANCORA DELL’INIZIO DEL CICLO DI PRODUZIONE/DISTRUZIONE E DEI PRIMI INTROITI DERIVANTI DALLA VENDITA DELLE PELLI IL PROSSIMO INVERNO, SEMPRE CHE I PROPRIETARI NON PRENDANO LA SAGGIA DECISIONE DI NON CONTINUARE L’ATTIVITA’. -PERCHE’ CERTO CHE FINO A QUANDO ESISTERANNO LUOGHI DEL GENERE, CI SARANNO PERSONE CHE, TRASFORMANDO LA RABBIA IN AZIONE, CONTINUERANNO AD APRIRE E DISTRUGGERE LE GABBIE. PER GLI ANIMALI, A.L.F.-C.P.I.-CELLULA DI PRONTO INTERVENTO. NUMERO VERDE/NERO: 800 01 02 1995″

30 MARZO: RIUNIONE ORGANIZZATIVA VERSO L’INCONTRO PER LA LIBERAZIONE ANIMALE 2014

Galleria

Il 2014 vedrà svolgersi la decima edizione dell’incontro per la liberazione animale. Un momento di dibattiti, workshop, conferenze, in cui sono centrali le tematiche antispeciste. Negli anni è stata occasione di ritrovo, confronto, approfondimento; un momento in cui ritagliarsi tempo … Continua a leggere

200.000 MOTIVI +1…

Volantino distribuito durante il corteo nazionale organizzato dall’associazione essereAnimali a Modena per “l’abolizione degli allevamenti di animali da pelliccia”. 

200.000 MOTIVI +1

“Con tutti gli occhi la creatura vede 
l’aperto. Solo i nostri occhi sono 
come volti all’indietro e attorno ad essa,
trappole, poste tutte intorno
al suo libero uscire. Ciò che fuori é
noi lo sappiamo solamente dal volto
dell’animale.”
R. M. Rilke, Elegie duinesi

Questo particolare periodo dell’anno è tristemente noto per l’uccisione, negli allevamenti, di milioni di visoni: viventi che, negli ingranaggi di questo sistema, diventano oggetto, merce.

Nell’ultimo anno la situazione, per i visoni, è decisamente peggiorata: nuovi allevamenti, realizzati e progettati, si aggiungono a quelli già esistenti.

La realtà ci dimostra che l’allevamento dei visoni è tutt’altro che in crisi: il settore cresce di anno in anno e le previsioni e le speranze dell’AIAV (Associazione Italiana Allevatori Visone) sono che, nei prossimi anni, decuplicherà addirittura.

Si stringe, anche in questo comparto del “Made in Italy”, un insidioso sodalizio tra “tradizione”, “economia globale” e “ecocompatibilità”.

Nel solco della “tradizione” i consolidati sistemi di allevamento di altri animali si incontrano con le nuove forme dello sfruttamento: sempre più tecnologiche e più “rispettose” del benessere animale.

“Un tipo di allevamento dove il benessere animale è curato ai massimi livelli, e non potrebbe essere diversamente proprio perché il benessere dell’animale diventa di conseguenza il benessere dell’allevatore.” (Giovanni Bellina, allevatore di visoni)

Anche in questo settore la “globalizzazione” non è più letta come un problema ma un’ottima e remunerativa opportunità di soddisfare le richieste di un mercato sempre più vorace.

In questo connubio, non può non figurare la presunta sensibilità ambientalista: di fatto, i nuovi allevamenti si vantano del loro essere “assolutamente ecocompatibili”.  Gli allevatori con le loro aziende si ergono così a tutori e conservatori dell’ambiente dimenticandosi forse l’eredità ecocida lasciataci da decenni di iper-sfruttamenti di corpi e Terra.

Se gli allevamenti di visoni non sono in crisi, il discorso della “crisi” è comunque usato dai capofila dell’AIAV come un grande alibi per giustificare l’ingiustificabile ed incentivare sempre più l’adesione e la complicità a questo sistema di annientamento.

Sicuramente le responsabilità dell’attuale situazione di sfruttamento generalizzato, di disagio e miseria non vanno attribuite ad un singolo settore “sbagliato” ma all’intero sistema che nella sua concezione di mondo condanna, a priori, le esistenze di animali, umani e non, e della sopravvivenza della Terra stessa.

Questa, secondo noi, dovrebbe essere la reale crisi di cui dovremmo occuparci.

In quest’ultimo anno è fiorita un’opposizione a questi consolidati e nuovi progetti di allevamenti di visoni. Un’opposizione dalle molteplici voci che, nel portare le diverse istanze, esprime la pluralità di contenuti e pratiche: petizioni, manifestazioni, biciclettate, liberazioni di visoni dagli allevamenti. Qui, ci interessa soffermarci in particolare su quest’ultimo aspetto senza per questo metterlo necessariamente al di sopra di altre scelte di azione.

È importante ricordare che, negli anni passati, le liberazioni e i sabotaggi sono ciò che hanno maggiormente contribuito alla chiusura di numerosi allevamenti di visone in Italia.

Recentemente, sui giornali e siti internet, abbiamo letto le notizie di tre azioni che hanno portato alla liberazione di migliaia di animali e ai danneggiamenti delle strutture di detenzione in Emilia Romagna, Lombardia e in luogo sconosciuto.

Quello che ci interroga è come, all’interno dei diversi contesti antispecisti, vengano interpretate tali azioni. A seguito di alcune liberazioni, regnano piuttosto il silenzio o l’ambiguità. Nel migliore dei casi viene riportata la notizia dei media e, forse, se questi premono, un rapido commento in bacheca. Sentiamo che la mancanza di riflessioni e di chiare prese di posizione è forse un sintomo di una mediatizzazione che coinvolge e si insidia anche nel movimento di liberazione animale. Resistere alla società dello spettacolo è, di questi tempi, difficile di fatto sembra che la rincorsa alla “credibilità” produca una riflessione pre-confezionata per i media stessi o per il “proprio” pubblico.

Queste modalità sembrano agire in direzione di un de-potenziamento del radicale contenuto delle azioni di liberazione: esprime una netta rottura con i sistemi di sfruttamento, esplicita il conflitto e rintraccia le radici delle oppressioni.

Aprire delle gabbie ha un forte significato in sé. Non tutte le azioni di liberazione vengono rivendicate con degli scritti. In molti dei testi diffusi si percepisce forte la volontà di rompere con questo esistente, il rifiuto di sedere ai “tavoli delle trattative” e di iscrivere le azioni e le mobilitazioni dentro un percorso  legislativo. Il messaggio che viene espresso non si limita alla mera riproduzione della pratica stessa, bensì stimola lo sviluppo di un pensiero critico e radicale, da affinare e costruire costantemente nei percorsi di lotta. Le liberazioni ci restituiscono un senso, un bisogno di libertà. La questione è ben altra dal ricorrere ad esperti per valutare gli inevitabili impatti ambientali o per sostenere che il visone è ancora “parte della natura” anche fuori dalla gabbia.

Pensiamo che quello che avviene nei “territori delle pratiche” meriterebbe di essere preso in considerazione, anche solo per esprimere una critica, un dissenso, un apprezzamento…sarebbe forse segno di vitalità, di situazioni che si interrogano sul proprio e sull’altrui agire. Forse troppo spesso si utilizzano categorie o si scelgono forme discorsive che, più o meno implicitamente, rilegittimano i sistemi di sfruttamento o che generano ambiguità.

Siamo dalla parte di chi apre le gabbie.

Siamo dalla parte di quegli animali che corrono liberi nei campi, nella natura.

Coordinamento Liber*Selvadec

Bergamo, 21 Dicembre 2013

Vignetta di Terenzio Collina

LIBERAZIONE DI VISONI DALL’ALLEVAMENTO DI CARZAGO DELLA RIVIERA (BS)

Pubblichiamo, qui di seguito, il testo che è stato diffuso pochi giorni dopo questa azione di liberazione animale dal sito americano Bite Bike.

Anche in Italia la notizia e il testo che rivendica l’azione sono state diffuse da alcuni siti di movimento i quali hanno sentito la necessità, come noi del resto, di dar voce direttamente a questi anonimi liberatori senza passare dai filtri e dalla costruzione di menzogne della stampa “ufficiale” o dalle notizie prudenti, quando non decisamente ambigue, di certo animalismo.

Quest’azione di liberazione animale ha interessato l’allevamento di Cerri Giuseppe, un “onesto lavoratore” (fonte Federfauna), il quale, da 25 anni, rinchiude e stermina un incalcolabile numero di esseri viventi.

Aprire le gabbie per molti forse resta uno slogan. Per alcuni è il motto per raccogliere firme da presentare al Parlamento. Per altri, invece é un’azione. È un agire direttamente per attaccare gli sfruttatori, in ogni luogo nel quale si compiono atrocità sugli esseri viventi.

La libertà non è una concessione. La libertà è sempre una conquista…

“Nella notte dell’8 Dicembre siamo entrati nell’allevamento di visoni a Carzago della Riviera (Brescia).
La presenza dei tanti cani da guardia, di due custodi e sistemi di sicurezza non ci hanno fatto desistere.
E’ stato creato un passaggio per i visoni tagliando parte della recinzione e demolendo alcune lastre di protezione.
Dalle gabbie sono stati tolti tutti i cartellini con informazioni utili a tracciare la storia di ogni singolo animale, soprattutto per quei visoni destinati ad essere riproduttrici. Le piccolissime gabbie richiudevano anche quattro visoni. Queste prigioni avvolte dalla nebbia oltre al corpo rinchiudono la sofferenza di milioni di individui animali.
Sono state aperte e danneggiate le gabbie di quasi sette degli otto capanni presenti. Siamo stati interrotti dall’arrivo dei due custodi, svegliati dalle grida dei visoni liberi, che ci hanno rincorso sparando alcuni colpi di fucile probabilmente caricato a sale.
Correndo nei capanni tra mille piccoli occhi che risplendevano nel buio, col favore della notte anche noi abbiamo iniziato la nostra fuga.
Molti animali erano già stati uccisi e scuoiati. Molti altri verranno ricatturati. Solo alcuni troveranno la libertà. Com’è possibile avere mille parole contro lo sfruttamento animale e non compiere un solo semplice gesto che porta alla libertà quegli animali dai luoghi di tortura? Questa semplice azione, che chiunque può riuscire a realizzare, è parte di quella lotta che vuole la chiusura totale di questi allevamenti fabbriche di morte. Questa lotta non si ferma solo agli allevamenti, ma è contro ogni forma di sfruttamento e dominio, anche per questo abbiamo scelto di intraprendere l’azione diretta. La liberazione che passa attraverso il teatrino democratico e parlamentare, con tutte la molteplici forme di delega, spettacolo e pacificazione sociale, è solo una parvenza di cambiamento o uno sfruttamento che ha assunto nuove sembianze. Non aspetteremo l’arrivo di gabbie più grandi, ma distruggeremo immediatamente quelle esistenti.
Gli allevamenti in Italia sono in aumento, si stanno ingrandendo e rinforzando, ora più che mai è urgente farli desistere dall’aprirne di nuovi e per far chiudere quelli presenti. In queste notti gli allevatori non dormiranno sonni tranquilli, nonostante tutte le misure di sicurezza che avranno, qualcuno riuscirà sempre a entrare nei loro lagher.
… A quei piccoli mille occhi risplendenti nel buio
corriamo visoni corriamo…

… Ci definiranno ‘terroristi’… 
Chi è terrorista tra chi decide di liberare degli animali anche sapendo che non tutti sopravviveranno, ma dandogli una possibilità di libertà, o chi rinchiude degli animali in una gabbia per allevarli, ucciderli e scuoiarli per farli diventare una pelliccia? Animali privati della libertà, della loro soggettività e individualità che dovrebbero vivere liberi e invece passano parte della loro vita rinchiusi in una gabbia per poi essere vivisezionati, torturati, uccisi, diventando una cavia su cui sperimentare, diventando una mera merce, un prodotto, una pelliccia, un pezzo di carne…”

Fonte: www.directaction.info/news_dec12_13.htm