Liber*Selvadec

UNA NUOVA CAMPAGNA CONTRO
L’APERTURA DI DUE ALLEVAMENTI DI VISONI

“La forza dei nostri nemici risiede nella forza della paura che dovrà essere vinta dal potere dell’amore. Amore per la nostra Madre Terra, amore per la sua Prole Animale, amore le une per gli altri e amore per lo spirito di resistenza. Nei nostri cuori sappiamo cosa è giusto, dobbiamo avere il coraggio di seguirlo. E adesso avanti, cuori coraggiosi!”

                                                                     Westerne Wildlife Unit dell’ALF

L’apertura imminente di due allevamenti di visoni ad Antegnate e Misano, in provincia di Bergamo, smentisce una semplificata visione che dava il settore dell’industria della pelliccia ormai in crisi e finito.
Non sempre le “crisi” economiche corrispondono alla reale fine di un settore di sfruttamento e, quando si parla di animali, questo si fa più che mai evidente. Se è vero che la “crisi” si è fatta ormai sistemica si potrebbe restare in attesa dell’imminente crollo di determinati settori dello sfruttamento animale.  Anche in questa occasione, la realtà e le pratiche che si mostrano si rivelano essere, immancabilmente, l’opposto.
C’è anche un altro aspetto che sembrerebbe contribuire alla riduzione degli allevamenti e alla riduzione della vendita delle pellicce: una diffusa sensibilità nei confronti di alcuni animali.
Secondo noi è di fondamentale importanza, per l’inizio di ogni progetto, l’intendersi non tanto sulle parole ma sul senso che ancora rimane a queste. La sensibilità, o meglio, una reale coscienza di quella che è la situazione degli animali nell’attuale società, è questione assai complessa e non può essere ridotta ad aspetti parziali che non prendono in considerazione la totalità dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sugli altri animali e sull’intero pianeta. Di fatto, anche se tutte/i fossero informate/i su quello che avviene negli allevamenti di visoni, questo non basterebbe di certo a farli chiudere. E, se anche tutte le persone diventassero vegane non si eliminerebbe l’origine dello sfruttamento.
Se si considerano gli allevamenti come dei lager è una contraddizione enorme affrontare la questione nei termini di “benessere animale” o “conformità alle leggi sui diritti animali”. In questa direzione gli allevatori di visoni, capitanati dall’associazione italiana pellicciai e dal suo presidente Boccù, si stanno allineando ai migliori standard protezionisti.
Come affrontare la questione quando lo sfruttamento animale è garantito e istituzionalizzato? Si può chiedere più diritti all’interno della società dello sfruttamento oppure intraprendere una lotta lunga in cui i risultati sono incerti e spesso non visibili, ma in cui il fine che vogliamo raggiungere, un mondo libero da ogni sfruttamento, è già visibile nei mezzi impiegati.
La vivisezione, le pellicce, l’industria della carne… non sono aberrazioni o errori all’interno dell’attuale società. Una società tecno-industriale non può fare a meno di sfruttare l’intero vivente. Una sensibilità che vuole veramente essere forza di cambiamento non può non mettere in discussione l’intera società: con le sue nocività, la sua tecnologia e scienza, le sue logiche di dominio e prevaricazione.
Una sensibilità e un’empatia da sole non bastano. In una società piena di opinioni e di “amici degli animali” si rendono necessarie nuove analisi che, riscoprendo una conflittualità, si trasformino in pratiche di opposizione.
L’apertura dei due allevamenti potrebbe rappresentare un gravissimo precedente e fare da modello apripista, considerando che si pianifica, a Misano, la riconversione di allevamenti di mucche già esistenti.

La necessità di una campagna contro la loro apertura nasce da un coordinamento di Bergamo: Libèr *Selvàdec formato da varie realtà e individualità già impegnate nel locale e altrove sulla liberazione animale, ecologismo radicale, lotte sociali…
Ci siamo trovati attorno a questo obiettivo spinti anche dal bisogno di costruire una nuova campagna con uno sguardo più ampio che vada oltre il locale. Una campagna altra, che sappia attrarre l’attenzione non solo sugli animali che rischiano di finire scuoiati in questi allevamenti, piuttosto  che contestualizzi ogni singola questione nella società dello sfruttamento. Oltre all’obiettivo specifico è per noi importante ridare un senso e dei contenuti che col tempo abbiamo visto sempre più venire meno per un’immediatezza di consenso effimera tanto quanto ciò che viene espresso.
Una campagna che, forte della sua critica, sappia andare oltre l’obiettivo immediato, che sappia apprendere sia dai punti di forza sia dai limiti del passato e attuali, sapendosi confrontare senza chiusure. Con una consapevolezza dei legami che intercorrono tra tutte le forme di sfruttamento e di attacco al vivente. Per la crescita di un movimento radicale di liberazione animale e della Terra.